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London girl's

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Questa sera facciamo un salto nella Londra degli anni 60' con questo gruppo di fanciulle. 

 

          

 

 

      

 

 

      

 

 

 

         

 

 

 

   

 

 

 

   

 

 

 


Un gruppo di amici

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Stasera vi presento un gruppo di amici, siete pronti a scatenarvi a ballare? 

 

 

 

 

 

         

 

 

 

        

 

 

 

        

 

 

 

   

Lettera al Vescovo di Torino

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Lettera mandata via email :

 

Buongiorno signor Vescovo Nosiglia, chiedo scusa se le rubo qualche minuto del suo tempo, ma vorrei precisare alcune cose sulla sua frase detta ieri in onore al " Beato e Santo " Marchionne: " Ci ha aiutati a non perdere la speranza".

Da diretto interessato( come tanti altri colleghi) questa "speranza" ha significato: Anni e anni di cassa integrazione, di cancellazione dei più elementari diritti dell'uomo( codici dati per ridotte capacità lavorative non rispettati), discriminazioni di lavoratori a seconda del sindacato iscritto( Report aveva fatto una bella inchiesta in merito allo stabilimento di Pomigliano anni addietro),carichi di lavoro aumentati, un sindacato estromesso solo perchè lo contestava ( il rientro è avvenuto tramite una sentenza del tribunale), minaccia a chiudere i cancelli della fabbrica se non si votava Si nel 2011 al referendum, promesse mai mantenute ( modelli in arrivo/ aumenti di stipendio, quest'ultima frase detta in una trasmissione di Fazio), crisi in tutti gli stabilimenti italiani, in USA indagine per presunta corruzione ai danni del sindacato metalmeccanico.

Se ha tempo le consiglio un libro che " pontifica " per nulla il signor Marchionne si intitola: L'era Marchionne, dalla crisi all'americanizzazione della Fiat di Maria Elena Scandaliato.

Buona giornata

M.C. operaio che credeva in questa " speranza" naufragata quasi subito.

La villa del mistero ( capitolo uno)

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La tormenta di neve ci ha sorpresi al ritorno da Ceva, non si vede a un palmo dal nostro naso ed i tergicristalli sono inutili. Sento Perino imprecare perchè l’automobile  arranca sotto il manto nevoso: “ Ho l’impressione che a breve ci fermeremo commissario”.

 “D’accordo con te, se vediamo una locanda ci fermiamo…dove siamo? Ho perso l’orientamento”.

“Credo che abbiamo passato Vicoforte se non sbaglio…non vedo nulla con questa dannata neve”.

La macchina prosegue qualche centinaia di metri poi si arrende, le gomme slittano. Non c’è verso di farla ripartire. Scendiamo, la spingiamo a lato della strada, in lontananza  vediamo una costruzione.

 “Proviamo ad andare verso quella casa, lasciando l’auto qui” , e così iniziamo ad incamminarci sotto i fiocchi di neve. La costruzione intravista è una villa, percorriamo il viottolo che porta all’ingresso e suoniamo il campanello. Un tizio in livrea apre la porta e domanda cosa vogliamo.

“ Buonasera, sono il commissario Berardi della questura di Torino, questo è il mio collega Perino. La neve ci ha sorpresi mentre tornavamo in città, la nostra auto è ferma sul ciglio della strada. Chiediamo gentilmente  ai padroni di casa se possiamo entrare per fare una telefonata”.

Il maggiordomo ci scruta e risponde che va a domandare ai signori.

Sentiamo parlare ad alta voce.

“ Umberto, dovevi fare entrare i signori. Vi prego di scusarlo…entrate”.

L’uomo sicuramente è il proprietario della villa. E’ sulla sessantina , capelli grigi, un paio di lenti e una pipa in mano, noto anche che ha il viso emaciato, sofferente e si sorregge su una stampella.

“ Prego, seguitemi…io sono Carlo Gedina proprietario di questa villa. Sono, anzi ero, un ex avvocato, ho smesso per problemi di salute  piuttosto seri… ed ora questa tragedia…”.

Le ultime parole sono appena pronunciate come se l’uomo stesse per piangere.

“ Grazie di averci fatto entrare signor Gedina, lei è molto gentile. Speriamo di non recarle disturbo. Purtroppo la nostra auto si è impantanata nella neve e non riusciamo a farla ripartire . Vogliamo solo fare una telefonata a Mondovì per farci venire a prendere, non siamo pratici della zona altrimenti non l’avremmo disturbata”.

“Purtroppo la linea telefonica non funziona, più avanti c’è’ stata una frana ed ha travolto il palo e non solo, il ponte è crollato. Mi spiace…ma venite dentro”.

“ E avreste fatto bene a non disturbare! “ a usare questa frase e’ una donna. Sta scendendo le scale, indossa un abito di colore rosso che  fascia il suo corpo procace, alta con i capelli corti e un bocchino tra le labbra. Il suo sguardo vaga da me a Perino e viceversa.

“ Carlo, spero che tu non voglia ospitarli stanotte!...Lo sai …oh, sei sempre il solito. Vado a scambiare quattro chiacchere con Davide”.

Detto ciò la donna si avvia verso una stanza e sbatte la porta richiudendola dietro di sé.

“ Senta, signor Gedina, non voglio essere la causa di litigio tra lei e la sua signora, quindi io e il mio collega andiamo via…”.

“ Non si preoccupi…è…siamo in un momento di sconforto…di tristezza e lei sfoga così la sua rabbia”.

“ Possiamo esserle utili in qualche modo?”.

Scuote la testa e poi : “ Se avete il dono di riportare in vita una figlia…allora si che sareste utili”.

Rimango colpito da queste sue parole, Perino mi precede facendogli le condoglianze.

“ Grazie…aveva solo 25 anni…troppo giovane per morire…poi in quel modo e poi anche…Dio mio perché?”.

Domando in che modo è morta sua figlia.

“ Suicida…Davide…il signor Davide Fasotti è il medico curante della famiglia. E’ lui che ha trovato il corpo”.

“ Cosa l’ha spinta a fare questo gesto?”.

“ Non lo sappiamo, mi creda commissario…e come non bastasse anche la domestica se ne è andata, era molto legata a mia figlia, erano come… due sorelle…si come due sorelle, per noi era come una seconda figlia,  sparita di punto in bianco senza dare spiegazioni”.

Veniamo accompagnati in una camera, non è molto grande ma ha un poltrona e un letto e un tavolino in legno di tek con una sedia.

“ La stanza è un po’ piccola, ma darò ordine al domestico di prepararne una più grande, avete cenato signori? Vi aspetto tra una ventina di minuti in sala da pranzo”.

Alla cena si presenta anche il dottore Fasotti, un bell’uomo, sulla quarantina, capelli impomatati. Perino sottovoce dice che gli ricorda l’attore americano Gary Cooper.

La signora Elsa è di poche parole, ritengo sia traumatizzata dalla scomparsa della figlia, però noto che le poche parole le spende per il dottore.

“ Lei e il suo collega arrivate da Ceva se ho capito bene?”.

“ Da Ormezzano precisamente, siamo andati a trovare un collega che è in pensione e avendo delle ferie arretrate ne abbiamo approfittato”.

“Bella zona quella, ci sono stato una volta, ottimo cibo e lo stesso si può dire del vino”.

La cena continua parlando del più e del meno, poi ci trasferiamo in salotto. Ne approfitto per domandare al medico cosa ne pensa del suicidio della ragazza.

 “Adele soffriva di depressione, sembra a causa di un amore non corrisposto; ma queste sono voci di paese, niente di ufficiale. Ho provato a curarla ma evidentemente ho fallito. Ha ingurgitato dei barbiturici, parecchi, il barattolo era semi vuoto quando l’ho trovato, tra l’altro è ancora nella stanza o almeno credo. Il padre non ha visto il corpo disteso sul letto, ho preferito rimanesse fuori dalla stanza per via del suo cuore debole, solo io ed Elsa…scusate la moglie di Carlo, siamo entrati nella stanza”.

“Capisco, e quando si terranno i funerali? Mi sembra di avere capito che non si sono ancora svolti”.

“No, con questo tempaccio abbiamo rimandato, la bara è nel capanno al posto dell’auto del signor Gedina”.

“ E della cameriera scomparsa che mi dice?”.

Noto un’esitazione nel rispondere, o forse è solo una mia impressione.

“Cosa vuole che le dica, Betty è sempre stata un po’ strana, sono rimasto sorpreso pure io dalla sua scomparsa. Non so il motivo…si vede che si era stufata a lavorare qui”.

“Un’ultima cosa, il signor Gedina mi ha detto che Betty era molto legata a sua figlia…”.

“Si è vero, per questo trovo strano che sia andata via senza aspettare almeno il funerale, probabilmente era scioccata dall’accaduto oppure, come ho detto, si era scocciata di lavorare qui”.

 “ Lei abita qui ?”.

“ Si, come medico di famiglia ho una stanza dall’altra parte della villa”.

Veniamo accompagnati dal domestico nella nostra stanza. Troviamo un biglietto sul tavolo, reca la scritta: Aiutatemi!

Guardo Perino: “ Qualcuno lo ha messo…ma chi?”. Esco dalla stanza e vedo ancora il domestico sul piano, lo chiamo e domando se chi ha preparato la stanza ha lasciato un biglietto ma risponde di no: “ Che io sappia il personale era tutto al piano inferiore signore, e la stanza era già pronta per eventuali ospiti dei signori Gedina”.

Di fronte alla nostra stanza c’è una porta, il domestico risponde che era della povera signorina Adele.

 “Umberto, se chiedessi un favore me lo farebbe?”.

“ Dica signore!”.

“ Sarebbe possibile vederla?”.

Perino mi guarda stupefatto. Il domestico scuote la testa, poi guarda se dalla scala sale qualcuno e con un gesto mi indica di seguirlo.

“ Signore, io le apro e gli lascio la chiave, appena ha finito me la ridia senza che il padrone se ne accorga o io passo dei guai”.

“ Grazie Umberto”.

Entriamo nella stanza immersa nel buio e Perino tira fuori dalla sua tasca la sua torcia portatile.

( Continua)

La villa del mistero ( capitolo due )

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Riassunto: Il Commissario Berardi e il suo collega Perino, vengono sorpresi dalla neve nei d'intorni di Mondovì. La loro auto non riesce più a proseguire, domandano ospitalità in una villa. Purtroppo è avvenuta da poco una tragedia, la figlia del proprietario, l'avvocato Gedina si è suicidata, nel contempo una domestica( Betty) è scomparsa all'improvviso. Nella stanza dove Berardi e il suo collega alloggerrano trovano un biglietto recante la scritta: Aiutatemi. Il commissario con discrezione decide di scoprire il perchè di quel biglietto. 

 

La prima cosa che noto è che non vi è nessuna fotografia della ragazza e lo trovo alquanto strano. I cassetti sono in ordine, stessa cosa l’armadio. C’è una porta che da sul balcone, la apro piano,  noto una pianta arrampicante che  sale a fianco di esso. Penso che per un ladro esperto salire non sia poi così difficile.

“Commissario, ho trovato questo nel comodino vicino al letto”.

E’ un tubetto di barbiturici, probabilmente è quello che  la povera ragazza ha usato per suicidarsi.

Perino apre il barattolo e ne svuota il contenuto, è quasi intero, dalla scritta sulla confezione deduciamo che manca una sola pasticca.

“Io non sono medico, ma una pastiglia non ti porta alla morte, giusto?”.

“ Manco io lo sono commissario, però la penso come lei”.

“ Quindi la ragazza non è morta per suicidio”.

“Si! Di sicuro non in questa maniera”.

Rimettiamo a posto il tubetto ed usciamo dalla stanza, vedo Umberto poco più in là e gli consegno le chiavi. Domando a lui come mai non ci sono fotografie della signorina nella stanza.

“E’ stato il dottore a toglierle, e non ne troverà nella villa, stessa cosa per un paio di quadri che erano nel salone,  la signorina Adele era stata ritratta assieme al padre e alla sua povera mamma”.

Il domestico osserva la  mia perplessità su questa frase.

“ Commissario, confido a lei questa cosa ma mi raccomando la tenga per sé. La moglie dell’avvocato è morta circa una decina di anni fa di polmonite e l’avvocato si è risposato con la signora Elsa”.

“Capisco…e i rapporti tra la signorina e la sua matrigna com’erano?”.

“ Per un certo periodo ottimi, poi qualcosa è cambiato…”.

Non finisce la frase che viene chiamato dalla signora, che senza giri di parole dice chiaramente di non perdere tempo con noi.

Rientriamo nella nostra stanza, nonostante la stanchezza, penso a quello che mi ha detto il domestico e soprattutto a chi può aver messo il biglietto. Lo riprendo, la parola è stata vergata in fretta, non capisco se è stato scritto da una mano femminile o maschile.

“ Che ne pensi Perino?” E ripeto a lui ciò che mi ha detto il domestico.

“ Non lo so commissario, sinceramente non saprei cosa pensare…è tutto così…nebuloso”.

Riprendo il biglietto in mano, pensando a chi possa averlo scritto. La neve continua incensante. Lentamente mi addormento, mi desto verso le tre del mattino con la sensazione che qualcuno ci osservi.

Nella stanza siamo solo io e Perino, eppure sono convinto che qualche altra persona era presente. Silenziosamente tasto i muri della stanza in cerca di un fantomatico passaggio segreto, apro l’armadio ma è vuoto. La porta è aperta, non ricordo se l’abbiamo chiusa ieri sera oppure no. Al risveglio Perino non sa darmi una risposta, anche lui non ricorda. Poi mi domanda come mai questa domanda, gli riferisco della mia sensazione che ci sia stato qualcun’altro nella stanza.

“ Sarà stata la stanchezza commissario, a meno che non sia venuto a farci visita un fantasma, cosa che dubito”.

“ Hai ragione tu, adesso scendiamo di sotto, e speriamo che abbiano ripristinato la linea telefonica”.

Purtroppo la mia è una pia illusione, Umberto mi risponde che la linea è sempre interrotta,  la neve scende sempre con forte intensità ed il muro della villa è quasi ormai nascosto dal manto bianco.

Il domestico ci fa accomodare in cucina per la colazione.

“Umberto, della domestica scomparsa cosa sa dirmi?”.

“ Signore, la Betty era come una figlia per me. Una brava ragazza, un po’ civettuola forse, ma a quell’età credo che lo siano tutte le ragazze”.

“ Quindi non hai idea del perché sia scomparsa? Secondo me bisognerebbe denunciare la cosa”.

“ Ho sentito che il padrone voleva farlo e stava per recarsi alla stazione di polizia di Mondovì anche con la neve, ma sia la signora che il dottore hanno sconsigliato la cosa”.

“Come mai?”.

“Non so dirle, sinceramente la trovo strano questo loro modo di agire…credo che se non va l’avvocato ci andrò io alla polizia!”.

“ Fai bene, se vuoi ti accompagniamo sempre che smetta di nevica.

“ La Betty si è portata via qualcosa? Una valigia, una borsa?”.

Il domestico scuote la testa, non lo sa, ma crede di no.

“ Tutti i suoi abiti sono ancora nell’armadio”.

  ( Continua)

 

The swing cats

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Ecco a voi lo swing dei gatti...buon ascolto.

 

        

 

 

 

        

 

 

 

 

         

 

 

 

     

La villa del mistero ( capitolo tre)

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Riassunto: Il commissario Berardi è il suo collega Perino vengono sorpresi da una tormenta di neve sulla strada che da Mondovì porta a Torino. Chiedono ospitalità in una villa. Il proprietario un ex avvocato di nome Gedina, è in lutto per la perdita della figlia, con il pensiero della scomparsa della domestica Betty. Beradi, grazie anche a Umberto( domestico della villa) riesce ad entrare nella stanza di Adela( la figlia suicida) è scopre che nel tubetto che conteneva barbiturici, manca solo una pastiglia. Quindi la domanda nei due poliziotti sorge spontanea: di cosa è morta veramente Adele? E dove è finita la domestica scomparsa?

 

Decisamente qualcosa stona in questa storia non convince  anche Perino, una persona che scompare all’improvviso senza portarsi dietro nulla non è normale, qualcosa o qualcuno l’ha fatta scappare.

Interroghiamo con discrezione il personale della villa, ma nessuno sa dire qualcosa, solo il giardiniere fa delle allusioni sul “ Don Giovanni “ della villa ( chiama così il dottore Fasotti).

“ A’ lè un bel tipo quello…avessi moglie e figlia starei con gli occhi bene aperti”.

Io e Perino usciamo a prendere una boccata d’aria nonostante alla neve si sia aggiunto anche il vento.

“ Commissario, che ne dice delle parole del giardiniere?”.

“ Bisogna sempre prendere con le molle certe affermazioni, certo è che il dottore è un bell’uomo agli occhi di una donna, affabile, gentile e sa come parlare al gentil sesso”.

“Potessimo andare al paese, potremmo farci un’idea più chiara su questo caso ma con questo tempaccio”.

“Non ci pensare neanche Perino, hai sentito che il ponte è crollato?”.

“Se diamo un’occhiata alla stanza della Betty? Magari troviamo qualche indizio”.

“ Buona idea, però non dobbiamo farci notare”.

Riusciamo a farci dire dove è la stanza della ragazza scomparsa e mentre Perino sta fuori dalla porta, io entro.

I vestiti sono tutti appesi nell’armadio, la valigia è sotto il letto vuota. Nei cassetti ci sono un paio di libri e una rivista femminile.

Prendo la sedia e guardo sopra l’armadio, ci sono dei giornali, probabilmente fanno si che la polvere si depositi li sopra. Un piccolo rialzo mi incuriosisce, sono due lettere in due buste differenti, una reca il simbolo dell’ospedale di Alba.

“ Trovato nulla commissario?”.

“ Due lettere, ma darò un’occhiata quando saremo nella nostra stanza”.

Passiamo il resto della mattinata a parlare con l’avvocato. E’di Saluzzo, aveva uno studio in quella città, poi per  salute si è trasferito qui. Accenna anche alla povera moglie, e a come sua figlia non abbia mai superato il trauma della scomparsa di chi l’ha messa al mondo.

Domando con discrezione come ha preso la figlia la notizia che si sarebbe risposato.

“ Dal principio non era molto contenta, ma poi ha fatto conoscenza con Elsa e ne era felice…o almeno lo è stato per diverso tempo, poi…”.

“Qualcosa è cambiato tra le due donne?”.

“Si! E non mi chieda il motivo, non lo so”.

“ Invece del dottor Fasotti che mi dice?”.

“ Lo conosco da quando mi sono trasferito qui…è un bravo medico. So che in paese lo definiscono un Don Giovanni, ma sinceramente qui si è comportato sempre bene in questi cinque anni”.

“ Anche con le domestiche ci comporta bene?”.

L’avvocato rimane stupito di questa domanda e balbetta chiedendomi il perché.

“ Non sarebbe la prima volta che una domestica venga circuita”.

“ Credo di si, a parte la domestica scomparsa che era giovane, la cuoca ha già una certa età, e l’altra cameriera è sposata con il giardiniere”.

“Domando perché è molto strano che una persona scompaia di punto in bianco, sembra quasi che sia scappata…aveva ricevuto minacce che lei sappia?”.

“Che io sappia no, ma Betty si confidava molto con la mia povera figlia…potete chiedere a Umberto, so che lo considerava come un padre”.

Purtroppo anche il domestico non ha saputo rispondere a questa domanda.

Quando rientriamo nella stanza, prendo le lettere che ho trovato nella stanza della domestica scomparsa. Una lettera indica un’ora, probabilmente un appuntamento; l’altra è dell’ospedale di Alba, sono esiti di esami, la ragazza era in cinta.

“ Leggi e dimmi che ne pensi!”.

“Commissario, una donna incinta che sparisce è perché ha avuto paura.”.

“ Esatto, lo credo anche io, peccato che sull’altra lettera non vi sia stato scritto il luogo dell’incontro”.

“Potrebbe trattarsi di un luogo vicino alla villa?”.

 “ Come ipotesi non è campata in aria, oppure nel paese, comunque un luogo alla ragazza noto e non distante, era pur sempre una dipendente, doveva farsi trovare se la chiamavano”.

Nel pomeriggio proviamo a parlare con l’avvocato Gedina di Betty, ma le cose che dice non portano lontano: ” Non sapevo se aveva un ragazzo, non parlava mai della sua vita privata, posso solo dire che lei era molto carina, espansiva…assomigliava alla madre…almeno credo”.

Perino domanda se ha notato il dottore ronzargli attorno. Risponde sdegnato, anche se nel suo sguardo un certo dubbio si sta insinuando.

“Non  metto la mano sul fuoco, ma credo che il dottor Fasotti abbia un suo codice etico e morale…non credo proprio…e poi Betty è una ragazzina in confronto a lui”.

La porta si apre è la moglie dell’avvocato; una smorfia appare sul suo volto appena ci vede. Fa per tornare sui suoi passi ma il marito la invita a sedersi con noi .

“Vieni cara, non essere scontrosa con questi nostri ospiti, non è certo colpa loro se hanno dovuto pernottare da noi”.

“Suo marito ha ragione signora, mi creda ne io ne il mio collega volevamo recarvi disturbo, se almeno fosse ripristinata la linea telefonica ci saremmo fatti venire a prendere”.

La donna ci squadra, poi accenna a un sorriso e domanda scusa per il suo modo di fare.

“Da quando è morta Adele il mio carattere è peggiorato. Poi come non bastasse la sparizione inspiegabile della cameriera e infine questo tempo orribile. Mi angoscia vedere tutto questo bianco…lo detesto”.

“Nessun problema signora, la capiamo perfettamente. Perdere una figlia deve essere una cosa tremenda”.

Pian piano la signora cambia atteggiamento, Perino non dice nulla, ma conoscendolo anche lui pensa che sia una finzione.

Parlando del più e del meno, domando da quanto tempo conosce il dottore. Risponde che saranno circa sei anni: “Ci siamo conosciuti in una sala da ballo a Mondovì dove sono andata con Carlo. Da allora, anche visto l’aggravarsi di mio marito, abbiamo deciso di farlo vivere sotto il nostro tetto”.

“ Capisco. Lei sa se per caso esercita la sua professione in paese? Ha uno studio medico?”.

“Si, due volte alla settimana apre lo studio, ora con questo tempaccio è chiuso”.

“Il referto sulla morte di vostra figlia l’ha stilato lui? Ha per caso effettuato un’autopsia per accertare la causa del decesso?”.

“ No, certo che no…nessuna autopsia, ci mancherebbe. È morta per suicidio, ho visto il tubetto di barbiturici…era vuoto. Per quando riguarda il referto di morte, certo che lo ha stilato lui, chi altro se no?”.

( Continua)

Televisione libera? ...Sarà...

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“ Non è l’Arena torna per il secondo anno, grazie anche a una Televisione LIBERA!!” chiosa mister Giletti , presentatore di questo programma domenica sera.

Ovviamente come ospite non poteva mancare il Barabba Razzista meglio conosciuto come Matteo Salvini, di professione o almeno dovrebbe essere quello di Ministro dell’Interno.

Come sempre il Barabba fa sfoggio del suo “ repertorio”( sembra di sentire un certo tizio di Arcore che da 25 anni e più ripete sempre le solite litanie).

Mister Giletti, che di professione fa il giornalista, dovrebbe sapere che una televisione LIBERA è fatta da Uomini LIBERI, e se si concordano prima le domande, non si è tanto in regime di Libertà.

Mi sono sorbito le Favolette del Barabba, sperando che prima o poi la fatidica domanda sui 49 milioni RUBATI a noi ITALIANI ( qui si che il detto Prima agli italiani è stato messo in pratica) venisse posta, invece nulla, non disturbiamo il Ladrone mentre Ruba.

Altra domanda interessante sarebbe stata: Come mai lei che è Ministro del Viminale, il quale dovrebbe garantire la Sicurezza a tutti ( compreso a chi la contesta) va a cena con esponenti di Casa Puzzola( Casa Pound)?.

Per la cronaca chi non conoscesse chi siano i condomini di Casa Puzzola, sono quei Codardi che viaggiano in branco a picchiare chi la pensa diversamente da loro inneggiando al famoso “coniglio travestito ”( ultimo caso a Bari) , inoltre ad Ostia( Roma) viaggiano a braccetto con il clan Spada. Una famiglia mafiosa che taglieggia i negozianti della zona, venuti alla ribalta per l’aggressione a un giornalista immortalato da un video, inoltre sempre a una giornalista che ha portato alla luce questo clan vive sotto scorta da anni per minacce di morte da parte degli Spada.

Quindi ho seri dubbi che Barabba mi possa garantire la sicurezza con queste sue conoscenze, per non parlare a Rosarno che era seduto vicino ad " amici" di famiglie della n'drangheta.

Anche qui meglio glissare, per la serie non vorrei ritrovarmi a vendere pentole o girare per il cunesse a Tele Cupole( emittente piemontese).

Quindi caro Fazio, pardon Giletti, a proposito, sa qual è la differenza tra voi due? E’ che tifate per due squadre diverse…ma per essere Giornalisti VERI non basta questa piccola differenza!

Stendo un velo pietoso sul suo omaggio al Santo Bugiardo di casa FCA, anche perché in questo caso è in buona compagnia a partire dal Vescovo Nosiglia.

 

 


La villa del mistero( capitolo quarto)

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Riassunto: Il commissario Berardi e Perino vengono sorpresi dalla tempesta di neve. Trovano ospitalità in una villa non distante da Mondovì. In questa dimora si sono verificati due atti tragici: la morte della figlia del proprietario e la scomparsa di una domestica. Un biglietto anonimo mette in atto l'indagine da parte del commissario.Nella perquisizione della stanza della domestica, Berardi trova due lettere: uno è dell'ospedale di Alba, la ragazza era in stato interessante e l'altro reca l'orario di un presunto appuntamento. Inoltre non comprende il perchè non sia stata effettuata l'autopsia sulla figlia che si è suicidata. Anche qui il commissario ha seri dubbi, visto che una sola pasticca di barbiturici non porta di sicuro al decesso. 

 

 

Siamo sempre allo stesso punto di partenza, una ragazza morta e una scomparsa, peccato che la prima non può morire per una pastiglia sola di barbiturici e sulla seconda l’ipotesi è una sola: ha avuto paura di qualcuno.

Il paesaggio è immerso nel bianco, il cielo grigio presagisce altra neve.

Se non smette di nevicare sverniamo qui.

Rientrando nella stanza noto Umberto in un corridoio adiacente che si guarda attorno con circospezione, ha in mano un sacchetto di carta, aspetto giri l’angolo e decido di seguirlo.

Nel corridoio vi è solo una porta,  un paio di candelabri appesi ai muri fanno si che la luce sia tenue, entro anche io nella stanza e la trovo vuota.  Il domestico è scomparso! Controllo dietro a una libreria per un eventuale passaggio segreto ma non vedo nulla. Il camino è spento e il divano è intatto, nessuno si è seduto.

Racconto la cosa a Perino e dalla sua espressione capisco la sua incredulità.

“ Ho controllato e ricontrollato, non c’è nulla in quella stanza. Ma una persona non scompare in quella maniera, sicuramente ci deve essere un passaggio”.

“Provi a chiederlo al domestico”.

“ Non credo mi risponderebbe, anzi negherebbe di essere stato li…non so perché, ma ho la sensazione che nasconda qualcosa”.

“Cosa potrebbe nascondere?”.

“Non ho idea”.

Il manto bianco copre letteralmente il muro di cinta della villa, mentre in lontananza le montagne sono innevate in tutta la loro totalità.

La domestica più anziana mi domanda se gradisco una tazza di the ed io l’accetto volentieri.

La seguo in cucina dove trovo i dipendenti della villa. Ognuno sembra intento nel suo lavoro, ma credo che una domanda sulla scomparsa di Betty mi verrà posta.

“Commissario…” a parlare è la moglie del giardiniere.

“ Commissario… la scomparsa di Betty ci preoccupa…ecco, vorremmo sapere cosa ne pensa…se abbiamo il giusto timore che le sia successo qualcosa”.

Poso la tazza dopo aver sorseggiato il the, e rispondo che c’è qualcosa di anomalo: “Dalla mia esperienza posso dire che una persona che si allontana senza portare con sé nulla lo fa solo perché è in pericolo di vita”.

La cuoca si gira cercando di non far notare che sta piangendo. Umberto è sbiancato in volto. Domando se sanno qualcosa che possa aiutarmi nella ricerca, chiedo se hanno mai avuto sentore di un fidanzato.

La risposta è stata quasi unanime, un no secco, solo il giardiniere scuote la testa borbottando qualcosa  a denti stretti.

“Se sa qualcosa è meglio che lo dica!”.

L’uomo mi guarda con i suoi occhi sembrano due fessure. Poi si volta e se ne va sbattendo la porta della cucina.

“ Domando scusa commissario, mio marito vuole fare il burbero ma era legato come tutti noi a Betty”.

“Posso anche accertarle signora, ma suo marito deve capire che se sa qualcosa o visto qualcosa ha il dovere di parlare, solo mettendo insieme i pezzi potremmo trovare la vostra Betty e capire il perché sia scappata”.

La donna si toglie il grembiule ed esce dalla stanza per poi rientrare una decina di minuti con il marito. L’uomo a testa bassa chiede scusa e dice di aver visto la ragazza un paio di giorni  prima della scomparsa recarsi nel capanno situato a un paio di centinaia di metri dalla villa.

“ Era sola, ma si guardava intorno. Non so se lo faceva perché aveva paura di qualcuno o perché non voleva essere seguita”.

“ Lei l’ha seguita?”.

A questa domanda il suo sguardo diventa torvo e risponde con un secco no.

“Secondo lei aveva un appuntamento al capanno?”.

“Credo di si, ma non ne sono sicuro, posso dire che anche Adele, la figlia dell’avvocato si recava al capanno. Di solito lo faceva in compagnia della Betty”.

“Mettiamo che qualcuno aveva dato appuntamento alla Betty, quando è tornata com’era di umore? Avete notato qualcosa di strano?”.

“Io si!” a parlare era la cuoca. Racconta che quando la ragazza è entrata in cucina dal retro non l’ha salutata ed è scappata di corsa nella sua stanza.

“Sembrava piangesse, si teneva il volto tra le mani”.

“ Betty le ha mai parlato di questa cosa?”.

“No, ed io non le ho mai chiesto nulla. Solo ora mi pento, forse avrei dovuto …”.

“Signora, non si prenda colpe che non ha, non serve a nulla. Bene signori, se mi indicate dove si trova questo capanno io e il mio collega lo raggiungiamo”.

Quel pomeriggio ci fu un attimo di tregua per quanto riguarda la neve. Perino e io, seppur con fatica riusciamo a giungere al capanno. L’interno è buio, troviamo una candela e l’accendiamo.

C’è una brandina, un tavolo con sopra un paio di bicchieri e una bottiglia di vino, delle sedie e un armadio.

Appeso a una trave c’è un rastrello. Apro l’armadio ma non c’è nulla a parte una coperta e un paio di cuscini.

( Continua)

 

La villa del mistero ( capitolo quinto)

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Riassunto: Il commissario Berardi e il suo collega Perino, vengono ospitati nella villa Gedina in attesa che la tormenta di neve che gli ha sorpresi sulla strada di Mondovì smetta. In quella villa si piange la morte della figlia suicida del proprietario e la scomparsa della domestica Betty, la quale era legata alla ragazza morta. Un biglietto anonimo giunto a Berardi da l'ìinizio delle indagini. Indagini che fin dall'inizio hanno dei punti non chiari e solamente un sospetto certo: il medico di famiglia, il dottor Fasotti. Berardi e Perino decidono di dare un'occhiata al capanno dove sicuramente la domestica ha incontrato una persona. Inoltre Berardi tiene d'occhio Umberto ( il domestico della villa) perchè sospetta che stia aiutando una persona misteriosa nascosta in qualche stanza segreta.

 

Notiamo che il capanno è pulito  non c’è traccia di polvere, strano perché di solito un posto come questo non si pulisce sovente, quindi  è come se qualcuno venisse sovente.

“ Un’ alcova commissario?”, domanda Perino anticipando di fatto la mia convinzione.

“Credo di si, non so dirti chi siano le persone che venivano qui, una sicuramente è la domestica scomparsa”.

Quando apro  la porta del capanno per uscire sento Perino spingermi tra la neve e buttarsi lui stesso, contemporaneamente sentiamo un paio di colpi sparati al nostro indirizzo.

Strisciando ritorniamo dentro al capanno.

“Chi è quel dannato che ci spara?”.

“Di sicuro uno che va a caccia di ficcanasi come noi due”.

“Lei crede commissario?”.

“Ne sono convinto! Ora provo a mettere fuori il cappello e vediamo che succede…prendi la rastrelliera…ecco ci metto il mio cappello”.

Apro la porta lentamente  e appena spunta la visiera del cappello si sente un colpo che scheggia la porta e fa saltare in aria il cappello.

“Sembra stia sparando con una doppietta”.

 “Probabile Perino, molto probabile”.

“Che si fa? Rispondiamo al fuoco oppure aspettiamo?”.

 “Vediamo il nostro amico quali intenzioni ha, se continua l’assedio oppure no”.

Passano una decina di minuti quando sentiamo un vociare provenire dal sentiero; e’ l’avvocato con il domestico.

Usciamo dal nostro riparo e andiamo loro incontro, sapendo bene che il nostro assalitore è scomparso.

 “Commissario ma cosa succede? Abbiamo sentito degli spari, subito non  abbiamo fatto caso, ma quando Umberto mi ha riferito che vi ha visti venire verso il capanno ho temuto che un cacciatore  scambiandovi per un’animale vi avesse ferito”.

“Diciamo avvocato che il cacciatore non ha sparato per sbaglio, sapeva bene a quale selvaggina stava sparando”.

I due uomini si guardano stupiti da questa frase :”Cosa vuole dire ?”.

“Che qualcuno voleva ucciderci, evidentemente ha paura che scopriamo qualcosa”.

“Pensa alla domestica scomparsa?”.

“Esatto!” e sottovoce aggiungo, e non solo.

“Torniamo alla villa, vi farò preparare un bagno caldo”.

“Grazie Gedina, ma non è il caso che si disturbi, ma mi dica, in casa avete dei fucili da caccia?”.

“Si certamente. Vede commissario, una volta mi piaceva andare a caccia, ma poi la mia salute non me lo ha più permesso. Se vuole andiamo a vedere dove tengo le armi”.

La stanza si  trova nell’ala est della villa; la porta è aperta.

Il domestico rimase interdetto quando l’avvocato domanda come mai non era chiusa.

“Signore è sempre stata chiusa, i suoi ordini sono sempre stati eseguiti”.

“Evidentemente qualcuno l’ha aperta“ aggiunge Perino.

Entriamo, una rastrelliera fa bella mostra di se con le armi.

C’è anche un fucile di precisione, l’avvocato mi spiega che l’aveva avuto in regalo da un suo cliente, che era dedito alla caccia in Africa nel tempo libero.

“Commissario, ecco un paio di doppiette” Perino me le indica.

Le tolgo dalla loro sede e ne annuso le canne, una di essa ha ancora l’odore acre della polvere. La passo a Perino che conferma la mia tesi.

“Avvocato, questa è l’arma con cui ci hanno sparato”.

Anche lui annusa la canna, mi domanda se ho dei sospetti su chi possa averla usata contro di noi.

“Purtroppo no…ma  è certo che a questa persona non manca il coraggio e la freddezza poiché  uccidere due poliziotti non è una cosa da poco”.

Perino chiede chi potrebbe fare uso di queste armi, l’avvocato risponde che  oltre lui c’è solo il giardiniere che sa usarle.

Lo faccio chiamare ma risponde che in quel momento lui era nella serra, e che quando va a caccia non usa i fucili dell’avvocato : “Non ho una doppietta, se vuole saperlo”.

L’unica persona che rimane è il dottore, ma mi viene detto che non è un amante delle armi, anzi ha paura perfino a tenerla in mano.

“Va bene signori, voglio solo chiedervi una cortesia, nessuno tranne voi, deve sapere di cosa è accaduto”.

La sera a cena ne l’avvocato ne noi proferiamo parola in merito a quanto successo al capanno. La moglie di Gedina parla poco e il dottore sembra starsene sulle sue.

“Dopo domani faremo il funerale di Adele, la seppelliamo nel cimitero di famiglia vicino al bosco. Inutile aspettare che il tempo smetta, questa maledetta neve continua a scendere!”.

Infatti la neve riprende a cadere con ancor più forza. Il medico mi domanda se sono riuscito a contattare i miei colleghi a Mondovì, rispondo di no :”Purtroppo se non rimettono in sesto la linea telefonica è un guaio, anche perché volevo denunciare la scomparsa della vostra domestica e il ritardo in merito a questa denuncia è notevole”.

“Ha ragione avrei dovuto andare io, ma poi  con la morte della povera Adele e la comparsa delle neve non ho potuto”.

Stiamo per metterci a letto quando sento dei passi nel corridoio, apro lentamente la porta, e vedo Umberto che  tiene in mano qualcosa che non riesco a vedere. Decido di seguirlo, lo vedo entrare nella stanza dov’era scomparso e lo seguo a ruota.

 

 “ Buonasera Umberto, che dice andiamo insieme dal suo ospite segreto?”.

L’uomo rimane di sasso, balbetta qualche cosa che non comprendo, poi mi fa segno di stare in silenzio e di seguirlo. Si avvicina al camino e tocca una pietra a lato di un pendolo posto sulla mensola in alto.

Si apre uno spiraglio ed entriamo.

 ( Continua)

Quando il rock parlava italiano

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Nel nostro paese una volta si cantava il rock'roll, compreso un certo Luigi Tenco...buon ascolto.

 

          

 

 

 

        

 

 

 

 

          

 

 

 

         

 

 

 

        

 

 

 

     

La villa del mistero( capitolo sesto)

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Riassunto: Il commissario Berardi e il collega Perino sorpresi da una tormenta di neve trovano ospitalità in una villa fuori Mondovì. Una tragedia ha però colpito la famiglia Gedina, proprietaria della dimora: il suicidio della figlia Adele e la scomparsa della domestica Betty. Berardi viene coinvolto seppur a suo malgrado in un indagine tramite un biglietto anonimo in cui si chiede il suo aiuto. Indagando scopre che la domestica scomparsa era in cinta, e che Adele non può essersi suicidata per un'unica pasticca di barbiturici. Inoltre Umberto( domestico di vecchia data di Gedina) ha un segreto. In una perlustrazione in un capanno non lontano dalla villa, il commissario e Perino subiscono un attentato senza conseguenza. Il fucile usato dall'attentatore è di proprietà di Gedina. Berardi al rientro in villa segue Umberto e scopre il suo segreto. 

 

Una fiaccola illumina uno stanzino dove c’è una brandina, con disteso un uomo.

“E’ mio cognato! L’abbiamo trovato poco distante dal capanno e assieme al giardiniere l’abbiamo portato qui, è ferito”.

“Ha detto chi lo ha colpito?”.

“No, da allora non ha ripreso conoscenza del tutto, ogni tanto farfuglia qualche parola, ma nulla di comprensibile”.

Mi avvicino all’uomo. Ha una fasciatura sul torace, sicuramente è stato colpito con un’arma da fuoco.

“Avete chiamato un medico? Magari il dottor Fasotti”.

“No commissario…non mi fido di quell’uomo…non so dirle il perché. Quando ho visto che il proiettile è uscito, non ho ritenuto opportuno chiamare un medico. Io o mia moglie a turno gli cambiamo la fasciatura, per la febbre abbiamo il chinino”,

“Secondo lei cosa gli è successo?” domando al domestico.

“Deve sapere che Alfio è il fidanzato della Betty. Non so dire il motivo che lo ha portato fino al capanno, forse la sua ragazza gli ha detto di venire...”.

“ Potrebbe essere, ha trovato una lettera in tasca a lui?”.

“No! A meno che…”.

Il domestico ha c’entrato l’ipotesi più probabile, se aveva una lettera è stata fatta sparire dal suo assalitore.

“ Ha capito da quale arma è stato ferito?”.

“Secondo il giardiniere da una pistola, ma non ha saputo dirmi di quale calibro”.

“Quindi è stato colpito a bruciapelo. Può farmi vedere la ferita?”.

Il foro del proiettile è piccolo, ne deduco che è una pistola di piccolo calibro, sicuramente una pistola da donna, inoltre chi ha sparato ha mirato ad uccidere, un assassino freddo e determinato.

“Umberto sa se la moglie di Gedina ha una pistola?”.

“Non so commissario, posso domandare alla ragazza che si occupa delle stanze, lei crede…”.

“Io non credo nulla, ma qui nella villa qualcosa di molto grave è successo, e penso che chi abbia commesso questo fatto è uno dei presenti che vive qui”.

“Non sospetterà spero della servitù?”.

“ In un’indagine tutti sono sospettati !”.

“Un’ultima cosa, perché ha mentito quando ho chiesto se Betty ha avuto un ragazzo?”.

“Non mi fido del medico, come gli ho già detto e neanche della signora, e davanti a loro ho preferito mentire”.

Lasciamo Umberto a prendersi cura del ferito ed usciamo dallo stanzino segreto, Umberto mi prega di non parlare all’avvocato di questo nascondiglio, non lo sa, lui lo ha scoperto per puro caso.

Mentre io e Perino andiamo nel salone, vediamo la signora Gedina parlare con il dottore. Non capisco cosa stiano dicendo ma dai loro volti  deduco che la conversazione non è  piacevole. Appena ci notano la donna si defila mentre il dottore ci viene incontro sorridente.

“Buongiorno signori come va? Anche oggi neve, tanto per cambiare…gradite un brandy? E’ di ottima marca sapete?”.

Dopo alcune frasi di circostanze domando se nella villa ha mai visto aggirarsi estranei.

Risponde che ieri pomeriggio gli è sembrato di vedere un’ombra sul sentiero che porta al capanno.

 “Può essere che qualche vagabondo entri nella villa scavalcando il muro, magari vanno a dormire al capanno stanno al caldo, c’è pure una brandina”.

Domando come mai ci sia una brandina: “Un po’ insolito, non trova?”.

“Non so dirle il perché…forse alle ragazze serviva per stare per conto loro…sa le chiacchiere che fanno di solito le ragazze giovine”.

“ O forse serviva per qualche incontro…e non solo per le ragazze”.

Il dottore resta interdetto e bruscamente mi domanda il perché di questa affermazione.

“Nulla di che dottore, noi commissari cerchiamo di fare più ipotesi di quanto ci servano”.

“Capisco…lei pensa che in qualche modo possa essere un’alcova per amanti?”.

“Potrebbe dottore, chi lo sa, io mi limito a mettere insieme i vari pezzi del puzzle, compresa la scomparsa della domestica e la morte della signorina Adele”.

A quest’ultima frase il dottore rovescia il contenuto del bicchiere, chiedendo scusa per la sua goffezza, poi con qualche frase di circostanza si allontana.

“Perino che ne pensi? Sembra che a nominare la figlia dell’avvocato al medico sia venuto un mancamento”.

“ Direi di si commissario, sembra piuttosto turbato…non capisco perché non gli dice del ritrovamento della confezione di barbiturici!”.

“Perché ho come l’impressione che il dottore sappia qualcosa sulla morte della signorina…funzionasse il telefono chiamerei Mondovì per farmi arrivare la scientifica…e poi Stresi, il caro dottore Stresi, per dare un occhiata alla defunta”.

“Aprire una bara? …Ma…lei crede…”.

“So che ti sembra strano, ma immagina per un attimo che la domestica scomparsa sia la vittima, dopo averla uccisa quale nascondiglio migliore di una bara?”.

“Se così’ fosse dove è finita la figlia di Gedina?”.

“Questo è il punto morto, dov’è  finita? E se non è stata uccisa perché rapirla? Riscatto?...Non credo, l’avvocato non ha parlato di riscatto…e se…”.

“Non capisco commissario”.

“E se riguardasse il testamento? L’avvocato sa di essere malato, lo ha detto lui stesso, magari teme l’aggravamento delle sue condizioni, quindi è normale che ne rediga uno, ma chi erediterebbe il tutto?”.

“Però c’è anche la moglie”.

“La seconda moglie ricordiamolo…il tutto andrebbe alla figlia. C’è solo una cosa da fare, andare a chiederlo all’avvocato”.

Lo troviamo nella sua stanza, è nel letto e si scusa per il suo stato di salute: “ Oggi non mi sento di farvi compagnia commissario, mi deve scusare”.

“Non si deve scusare signor Gedina, in questa villa sono avvenuti dei fatti tragici e sinceramente crediamo che l’intervento della polizia sia indispensabile. No la prego, mi faccia finire, prima cosa pensiamo che la domestica scomparsa sia stata uccisa, non crediamo affatto alla sua improvvisa fuga. Mentre per sua figlia, per una mia ipotesi personale, credo che sia ancora viva”.

A queste parole l’avvocato sembra scuotersi, mentre balbetta qualcosa.

“Mi dica solo questo, lei ha redatto un testamento visto la sua situazione non brillante di salute?”.

“Certo che si, visto  l’aggravarsi della mia salute ogni giorno. Ho stilato il testamento lasciando il dividendo alle…, ma non ha importanza tutto questo oramai, con la morte di mia figlia devo cambiarlo e la scomparsa…”.

“Cosa c’entra la domestica con il testamento?”.

Qui l’uomo si chiude in se stesso. Ringrazio l’avvocato e lo lasciamo che riposi. Chiedo solo di non fare parola con nessuno, manco con sua moglie della nostra chiacchierata.

Usciamo dalla stanza con la convinzione che la scomparsa della figlia sia legata a questo testamento.

“Commissario, quindi la moglie c’entra in pieno con questa scomparsa?” .

“Credo di si Perino, e credo anche che abbia un complice per poter attuare questo suo piano”.

“ Il dottore?”.

“Probabile, ma ora abbiamo un compito ingrato e non piacevole, rintracciamo Umberto perché abbiamo bisogno del suo aiuto”.

 ( Continua) 

La villa del mistero ( capitolo settimo)

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Riassunto: Il commissario Berardi e il collega Perino trovano ospitalità in una villa dopo essere stati sorpresi da una tormenta di neve. Nella villa si è consumata una tragedia: la morte della figlia del proprietario e la scomparsa di una domestica. Il commissario su richiesta anonima di aiuto inizia un'indagine, scoprendo che c'è qualcosa di strano a partire dal suicidio della giovane. Inoltre un altro segreto è celato nella villa, il cognato del domestico Umberto è nascosto in una stanza e curato all'insaputa anche del proprietario. E stato ferito da una mano sconosciuta. Berardi capisce he che è la stessa mano che ha tentato di uccidere lui e Perino. Un ipotesi incomincia a farsi strada nel commissario, che all'interno della bara che deve essere ancora tumulata non vi sia il corpo della figlia Adele ma bensì della domestica Betty. Domanda a Gedina ( proprietario della villa) se ha redatto un testamento, al nominare la domestica quest'ultimo si blocca in un assoluto silenzio. Cosa c'entra la domestica con il testamento si domanda Berardi?.

 

 

“Cosa?...mah…ma commissario si rende conto di quello che mi sta chiedendo?” parla in fretta il domestico, la sua faccia è di un pallore impressionante.

“Senta Umberto, so che non è un compito piacevole, ma so anche che non abbiamo molto tempo, domani se non oggi pomeriggio la bara verrà tumulata. Se vuole scoprire la verità è l’unica cosa che possiamo fare per cancellare ogni nostro dubbio, parlando chiaro, io credo che nella bara non ci sia il corpo della figlia dell’avvocato!”.

“Mio Dio…mio Dio…commissario mi chieda tutto ma…aprire una bara? E se si sbagliasse?”.

“Non ho la verità assoluta, e se può calmarla, mi assumerò io la responsabilità davanti a Dio e ad eventuale giudice”.

Il domestico volge lo sguardo fuori, il manto di neve è sempre più spesso, anche se da un paio di ore la neve scende irregolare.

“Va bene commissario, che Dio mi perdoni, quando vuole procedere?” domanda con voce tremante.

“Direi anche subito, l’avvocato è nella sua stanza, mentre la moglie e il dottore Fasotti non li vedo in giro, e in quanto alla servitù…”.

“Su quella non si preoccupi, la domestica è a pulire le camere, il giardiniere aiuta sua moglie, mentre la mia è da suo fratello a cambiargli la fasciatura”.

Guardo Perino anche lui paonazzo, e non posso dargli torto, nonostante anni e anni di indagine e di efferati crimini, scoprire una bara non è cosa da poco.

Andiamo verso la rimessa dove è stata posta, Umberto ci apre la porta e mentre entriamo osservo se qualcuno dalla villa possa averci notati. Nulla, dalle finestre della dimora non scorgo nessuno.

L’unica luce che filtra è quella del giorno, la bara è posta su dei cavalletti. Con alcuni attrezzi che ha portato Umberto ci mettiamo all’opera. Perino si fa il segno della croce e sento che mormora qualche preghiera, il domestico lo segue a ruota.

Impieghiamo circa dieci minuti poi finalmente l’ultima resistenza del coperchio cede.

“Perino, ora dammi una mano ad alzarlo e metterlo a terra… non fare il pauroso!”.

Pur riluttante il buon Perino mi aiuta, il coperchio viene posto a terra. Umberto è di sentinella alla finestra.

Un corpo di donna giace nella bara, ha un vestito color verde chiaro, un volto molto attraente, i capelli  castani, la corporatura non è affatto esile, tutt’altro.

“Umberto vieni a vedere se è la figlia dell’avvocato…presto, non abbiamo molto tempo”.

Umberto si volta, le mani tremano, i passi sono lenti mentre si avvicina alla bara.

L’uomo osserva il corpo: “ La signorina con il suo vestito preferito” la voce è roca, poi all’improvviso esclama: “Mio Dio….ma questa non è Adele…è Betty…ma come…? Ma…il vestito sono sicuro sia della signorina Adele…com’è possibile?”.

“Inutile porsi questa domanda, ci penseremo dopo. La mia ipotesi è quindi giusta, nella bara  c’è il corpo della domestica scomparsa. Osservo meglio il corpo della donna e vedo una macchia scura all’altezza del cuore, c’è un foro: “Guarda Perino, vedi anche tu quello che vedo io?”.

Perino accenna di si: “ E’ stata uccisa e scommetto che la pistola è la stessa che ha ferito il suo ragazzo”.

“Lo credo pure io, ora chiudiamo la bara, prima che qualcuno si accorga della nostra presenza”.

Torniamo nella villa, Umberto va dritto in cucina e prende dalla credenza una bottiglia di brandy: ne beviamo un paio di bicchieri. Osservo Perino che è tremante e con gli occhi bassi. Stavolta l’ho sottoposto a una dura prova e me ne vergogno, ma non potevo fare diversamente.

Dopo una decina di minuti dove il silenzio regna, Umberto mi domanda scusa e chiede il mio perdono. Non capisco cosa voglia dire mentre mi riempio un altro bicchiere di brandy. Questa prova ha scosso anche me.

“Vede signore, io l’ho subito riconosciuta quando è arrivato alla villa in cerca di aiuto per la sua auto ancora prima che mi dicesse chi era, ed ho pensato che solo lei poteva risolvere questo giallo…ecco non so come dirglielo signore…”.

“Per Dio Umberto, non aver paura parla chiaro!”.

“Vede signore, il fatto è che…la linea telefonica è stata ripristinata da ieri mattina…”.

“E tu per paura che io e il mio collega chiamassimo la questura di Mondovì per farci venire a prendere hai preferito non dire nulla e continuare a mentire sulla linea interrotta, immagino che manco i tuoi padroni sappiano di questa cosa?”.

“No signore” mentre dice questa frase abbassa la testa in segno di scusa.

“Vabbè non tutto il male viene per nuocere, abbiamo scoperto che la domestica è stata uccisa e che la giovane Adele potrebbe essere ancora viva. Ora però devi dirmi se sai il nome del notaio di Gedina, devo parlargli assolutamente”.

“Farò di più commissario, vi darò il numero dello studio, il notaio si chiama Barnabei e ha lo studio a Mondovì”.

Un paio di minuti dopo rientra in cucina con un foglietto.

“Da dove posso telefonare senza che nessuno se ne accorga della linea ripristinata?”.

“Qui abbiamo un telefono a muro, è dietro quella piglia”.

Compongo il numero dato e dopo un paio di squilli mi risponde il notaio in persona.

  “Buongiorno signor Barnabei, sono il commissario Berardi della questura di Torino…come dice? Se è successo qualcosa a sua figlia che si trova in città da noi? Veramente la chiamo per un altro motivo”.

Le domande che pongo vertono sul testamento del signor Gedina, è riluttante a rispondere al telefono, poi dopo una vaga minaccia di complicità in un delitto, si decide a lasciare da parte il giuramento professionale.

 “Si commissario, è venuto l’avvocato ieri mattina ha consegnarmi il nuovo testamento. Come dice? No…io non l’ho visto e manco la mia segretaria, ha lasciato la busta in portineria”.

“Strano perché il signor Gedina è a letto, in questi giorni è molto provato da quello che è successo, poi con la caduta della neve è difficile arrivare fin da lei”.

“Ho trovato anche io strana la cosa, anche perché con l’avvocato siamo amici di vecchia data, e quando viene da me, ci prendiamo qualcosa da bere al bar di fronte allo studio. Proverò a domandare in portineria, se può darmi una descrizione di quella persona…d’accordo commissario, mi chiama lei fra una ventina di minuti!”.

 ( Continua)

 

Bacheca FCA

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Diamo notizie dalla più grande fabbrica automobilistica italiana, la FCA. Notizie che raramente vengono date dai mass media, e se vengono date durano qualche secondo o qualche riga.

Sono notizie decisamente allarmanti, ma la Fiom dal lontano 2011 diceva che il piano del Santo Marchionne erano solo parole a vuoto, ma che per motivi " personali" gli altri sindacati avevano deciso di appoggiarlo in toto, con conseguenza di cancellazione dei diritti senza avere la certezza di produrre auto.

Pensate, che ora anche la Uilm per bocca del suo segretario provinciale in un intervista sulle pagine della Repubblica esclama: " Per Mirafiori la situazione è drammatica!!" . Sorge spontanea la domanda: ma fino adesso dov'era questo tizio? Abitava sulla luna?

Avendo finito la cassa integrazione l'azienda si inventa due cose per il calo di vendite, la prima prende giorni di permesso o ferie ( l'altra settimana chiusura di 3 giorni) poi questa, un'intera settimana di corsi nei due turni " pagati". Mai successo! Di solito i corsi duravano uno o due giorni, potevano capitare durante la cig e non erano Mai pagati ( grazie ai soliti firmatari) se lo stabilimento era chiuso e l'orario era il centrale, ovvero dalle 8 alle 17.

Notizie di questi giorni è l'ennesimo calo di produzione del Levante, unico modello prodotto a Mirafiori, si passa da 70 vetture per turno a 59, (e altre voci parlano di un solo turno di lavoro) con conseguenza di postazione di lavoro " tolte". Dovete sapere che l'azienda si fa bella con la parola Qualità, ma se tu togli personale e dai al restante il lavoro che svolgevano gli " esuberi" difficilmente la macchina uscirà perfetta( Non si ha il tempo materiale per farlo!). 

Dove verranno collocati resta per ora un mistero, ma credo che verranno trasferiti nei vari stabilimenti fuori Torino.

Grave crisi anche a Grugliasco dove vi è la produzione della Maserati, li la cassa integrazione l'hanno ancora e utilizzano i contratti di solidarietà. I famosi 1050 operai trasferiti ai primi di giugno da Mirafiori a Grugliasco sono ancora in attesa di lavoro, per molti di loro avendo problemi di salute, sono collocati tutt'ora in aula per i corsi. 

Modelli per il fututo non c'è ne sono, il silenzio dell'azienda è allucinante. Ogni tanto si sparge la voce che arriva questo, quest'altro...ma di concreto nulla. Anche perchè per fare un modello o l'azienda investe per costruire una linea nuova e in quel caso può richiedere la cassa integrazione oppure se la piattaforma del modello è simile al Levante, può passare sulla stessa linea, senza, attenzione, senza risolvere il problema dell'occupazione, perchè è ovvio che gli operai rimangono gli stessi, al massimo potrà esserci qualche postazione aggiunta. 

Cisl, Fismic e Ugl silenzio totale in merito. La sindaca e il Presindete di Regione in un intervista congiunta hanno demandato al Governo, il quale Gigino alias Di Maio per ora sta in disparte, eppure l'incontro con i vertici aziendale c'è stato, la curiosità è sapere di cosa hanno parlato.

Non va meglio negli altri stabilimenti FCA in Italia, dove la cassa integrazione la fa da padrona.

Secondo umile opinione personale faccio due ipotesi: la prima che la FCA aspetti di vedere il piano pensione ( la famosa NON cancellazione della legge Fornero) per sapersi regolare se chiedere l'uscita anticipata degli operai in esubero oppure seconda ipotesi ( non campata in aria) la vendita ai giapponesi.

Solo il futuro svelerà le carte per ora quello che è certo che i diretti " interessati " sia a Mirafiori dormono alla grande senza pensare che il rischo di leggere un domandi un cartello con su scritto CHIUSURA non è poi così scontato!

La villa del mistero ( capitolo otto)

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Riassunto: Il commissario Berardi e Perino ospiti in una villa a Mondovì sono malgrado loro costretti ad indagare sul caso di un presunto suicidio e di una scomparsa. Appare subito chiaro ai poliziotti che vi è qualcosa di poco chiaro, a cominciare dal fatto che il dottor Fasotti, medico di famiglia, non ha eseguito l'autopsia su Adele, figlia del proprietario della villa, l'avvocato Gedina e sulla seconda moglie di quest'ultimo. Inoltre la domestica scomparsa era in cinta. I due poliziotti subiscono un attentato e si salvano per miracolo, l'assassino è uno dei presenti della villa, e Berardi non ha dubbio in merito. Scopre anche un altro segreto, Umberto il domestico, nasconde il cognato ferito in una stanza segreta. L'ipotesi che nella bara vi sia il corpo di Betty e non quella di Adele , la domestica scomparsa viene confermata dopo l'apertura della stessa. Dopo una telefonata al notaio di Gedina, Berardi viene a sapere che un misterioso personaggio ha consegnato alla portinaia dello stabile un nuovo testamento facendosi spacciare per Gedina, cosa falsa visto che l'avvocato era alla villa per le non perfette condizioni di salute. 

 

La descrizione che mi dà il notaio non porta a nulla, chi sostituiva la portinaia non ha fatto molto caso, a parte il fatto che la voce sembrava camuffata, come se si sforzasse di farla passare per maschile.

Rimango interdetto, nella villa ci sono tre donne sole e l’unica che potrebbe guadagnare da un cambio di testamento potrebbe essere la moglie dell’avvocato. Per arrivare fino a Mondovì con tutta la neve caduta era un’impresa non da poco, a meno che lei non abbia avuto un complice in quella città; ma anche in quel caso come ha potuto avvisarlo di portare il falso testamento visto che solo il domestico sapeva del ripristino della linea telefonica?.

Chiamo il mio ufficio e domando di mandarmi urgente il dottor Stresi:” Neve o non neve deve venire qui! Ecco l’indirizzo…”.

L’avvocato mi sta cercando, mi reco da lui con mille pensieri in testa.

“Buongiorno commissario, scusi se l’ho fatta chiamare, oggi è un brutto giorno per me…per mia moglie Elsa…oggi seppelliamo…Adele”.

“Avvocato, mi creda a quello che sto per dirgli, potranno sembrare le parole di un pazzo, ma non è così”.

“Cosa vuol dire? “ il volto sta diventando rosso di collera e la voce se prima era flebile ora è squillante.

“Ho richiesto l’intervento del dottore della medicina legale di Torino, arriverà a breve il dottor Stresi. Nella bara non c’è il corpo di sua figlia ma bensì della domestica scomparsa”.

L’uomo mi guarda con stupore, farfuglia che sono pazzo, che non so cosa dico, urla di andarmene dalla villa immediatamente. Rispondo che è stato perpetrato un delitto, oltre che ad avere attentato alla mia vita e a quella del mio collega c’è anche un’altra persona in fin di vita :”Il fidanzato della sua domestica, evidentemente ha visto o scoperto chi era l’assassino della sua ragazza”.

L’avvocato si copre il volto con le mani poi mi domanda : ” Mio Dio…lei è sicuro di questo, che Betty sia stata uccisa?”.

“Si! Quello che però non capisco è perché indossa un abito di sua figlia”.

“Forse è ora di dire  la verità su Betty e Adele. Per troppo tempo ho taciuto… vede commissario, sono sempre stato restio a parlarle, manco Umberto che considero uno di famiglia, come se fosse un fratello conosce questa storia. Era ancora in vita la mia povera prima moglie, quando…insomma ho avuto una relazione con un’altra donna, lei abitava a Monastero Vasco, da questa relazione nasce Betty”.

L’uomo riprende fiato, cerca di mettere in parole i ricordi che le passano per la mente.

“Purtroppo la mamma di Betty muore al momento del parto, non me la sono sentita di lasciare la bimba ai frati e l’ho portata a vivere con me. A mia moglie dissi che l’avevo trovata sulla porta del notaio e che in quell’istante avevo deciso di adottarla”.

“ Adele sapeva di avere una sorella?”.

“Si, intorno ai vent’anni glielo dissi, non potevo più lasciarla all’oscuro, subito rimase perplessa non credeva alle mie parole, ma poi capì che non stavo affatto mentendo. Rispose che per lei Betty l’aveva sempre considerata come una sorella. Feci promettere di non parlare con nessuno di questo segreto neanche alla mia seconda moglie”.

“Immagino che anche Betty fosse al corrente di questa cosa?”.

“Si, parlai con lei il giorno dopo alla presenza di Adele. Ricordo ancora come si abbracciarono e piansero in quel momento. Anche lei giurò di non farne parola con nessuno”.

Concluse i suoi ricordi pregandomi di trovare l’assassino della figlia a qualunque costo.

Il dotto Stresi arriva alla villa verso metà pomeriggio.

“ Bene Berardi, ora anche i morti del cuneese mi appioppa…ma mi dice che gli ho fatto per volermi così male? Forza mi dica dove si trova questa povera ragazza”.

Il dottore conferma la mia ipotesi, è stata uccisa con un colpo di pistola di piccolo calibro:” Da donna oserei dire” e mi mostra il proiettile estratto.

Poi con Umberto lo accompagno nella stanza nascosta a visitare il ragazzo di Betty.

“Fategli prendere queste pillole, cambiate la fasciatura ogni due ore, il chinino solo se ha ancora la febbre. Anche qui Berardi mi spingo a dire che il proiettile è dello stesso calibro che ha ucciso la ragazza, solo che per fortuna sua è uscito senza ledere organi vitali”.

Convoco le persone presenti nella villa in sala, compreso i domestici, l’avvocato è nervoso, sa che la verità sulle sorelle verrà a galla, non potrà più nasconderlo.

“Signori, quanto sto per dirvi potrà piacervi oppure no, non sto parlando da ospite magari pure non gradito, ma da commissario di polizia”.

I presenti tranne Gedina si guardano in faccia e qualcuno domanda cosa voglio dire.

“ C’è stato un omicidio!”.

Il brusio si fa forte.

“Vi prego signori, un attimo di attenzione e fate silenzio. Quando siamo arrivati, a me e al mio collega avete detto che eravate in lutto per la morte della signorina Adele, figlia dell’avvocato e per la scomparsa della sua fidata domestica Betty. Ebbene, indagando con descrizione su richiesta di una persona qui presente, ho scoperto che nella bara non vi è il corpo di  Adele ma bensì quella di Betty!”.

A questo punto il brusio diventa un fiume in piena, per fortuna l’avvocato mi da una mano per contenerlo, e chiedendo scusa a tutti i presenti e soprattutto alla seconda moglie ed a Umberto, confessa chi era veramente la domestica.

La moglie senza proferire una parola esce dalla stanza sconvolta seguita dal dottor Fasotti, ma quest’ultimo lo faccio bloccare da Perino.

“Mi spiace dottore ma io e lei dobbiamo parlare”.

“Non ho nulla da dire! E ora se le spiace vado a…”.

“Lei non andrà da nessuna parte, ci penserà dopo a consolare la signora”.

“Come si permette?”.

“Si segga dottore ed è meglio che mi dica la verità. Lei è stato l’unico ad entrare nella stanza di Adele, non ha permesso a nessuno di entrare, manco alla signora Elsa, come mai?”.

“Io…io avevo a cuore la salute di lei e di suo marito, Gedina come lei sa non sta affatto bene, uno shock del genere l’avrebbe debilitato ancora di più…e la signora…non volevo farla soffrire ancora di più di quanto stia soffrendo per il marito”.

“Nobile d’animo vedo, bravo dottore un cavaliere d’altri tempi. Ora però mi spieghi perché ha detto a tutti, compreso al sottoscritto che la ragazza si è uccisa con i barbiturici? E soprattutto come mai non ha detto che non era Adele la vittima ma Betty, sua sorella?”.

“Io…non so, quando ho visto che era stata uccisa, mi sono spaventato…ecco si spaventato, ero sconvolto. Ho visto sul comodino il contenitore dei barbiturici ed ho detto che era meglio dire che si era suicidata”.

L’uomo sta mentendo, lo capisce pure un bambino.

“Prendiamo per buono questa sua spiegazione, ma non mi dica che non ha riconosciuto la domestica anziché la signorina Adele!”.

“Ecco…io…”.

“Non dire nulla! Se il commissario vuole interrogarti deve avere un mandato di arresto! E in quel caso chiamiamo un avvocato serio non come mio marito!”. La voce della moglie di Gedina risuona in tutta la villa.

“Nessun problema signora…Perino chiama Mondovì e spiega loro la situazione…due mandati di comparizione, ovviamente l’altro mandato può immaginare per chi sia”.

“Lei è un maledetto…” non finisce la frase che la donna esce dalla stanza sbattendo la porta.

Gedina è stravolto, respira a fatica, ma con voce flebile mi domanda scusa per la moglie, poi guarda il medico e lo implora di dire tutta la verità.

“La verità signor Gedina è molto semplice, io sono convinto che sua figlia Adele sia ancora viva, e se prima pensavo fosse stata rapita, ora sono certo che è complice in qualche modo del medico e di sua moglie, non è forse vero Fasotti?”.

Il medico non alza manco più la testa, ripete che lui non c’entra nulla con la morte di Betty, che non ha fatto nulla, è stato obbligato ad eseguire gli ordini.

“Chi lo ha imposto? Per Dio parla…ti ho accolto come un amico in casa mia…parla maledetto!” urla l’avvocato senza ottenere una benché minima risposta.

Da parecchie ore la neve ha smesso di scendere e un timido sole si è affacciato.

I mandati di arresto arrivano dopo un’ora circa, gli agenti caricano sul furgone sia il medico Fasotti che la moglie dell’avvocato, la loro destinazione è la questura di Mondovì. Ordino a Perino di rimanere alla villa per la sicurezza dell’avvocato e di richiedere dal comune la planimetria della casa, mentre ad  Umberto ordino di portare in una stanza più accogliente il ragazzo della domestica uccisa.

“Vengo con lei commissario…è pur sempre mia moglie, ho il diritto di sapere il perché ha ucciso Betty”.

L’interrogatorio dura a lungo ma senza portare a nulla di concreto. Il medico è come un automa, ripete sempre che lui non c’entra nulla, mentre la moglie dell’avvocato si rifugia nel più assoluto silenzio. Neanche la preghiera del marito che la esorta a parlare la porta a dire qualcosa.

Usciamo dalla questura piuttosto sconsolati, domando all’avvocato se si sente di andare dal notaio.

“Dobbiamo fargli aprire il testamento ricevuto dall’impostore, è l’unico modo per capire il motivo della morte di sua figlia e della sparizione della sorella”.

Il notaio ci accoglie nel suo studio, rimane di sasso quando l’avvocato gli racconta gli avvenimenti accaduti.

“Non potrei aprire un testamento con in vita ancora il soggetto e davanti ad estranei, ma di fronte a quello che mi avete raccontato non posso fare a meno di accogliere la vostra richiesta”.

Consegna la busta sigillata all’avvocato, il quale la apre e la prima cosa che nota è la firma, identica alla sua o almeno gli assomiglia tantissimo. Poi legge il finto testamento e sobbalza sulla sedia: “ Lascio tutte le mie eredità a mia figlia Adele, la quale essendo unica erede ecc…”.

“Ma è falso…assurdo! Adele sapeva benissimo della sorella Betty e che la mia eredità sarebbe stata divisa tra loro, e il restante tra mia moglie e i domestici”.

Confronto la firma falsa con l’originale, sono simili anche se la “a” finale mi sembra un tantino diversa.

“Chiedo una perizia immediata, nel frattempo il notaio non terrà affatto conto di questo nuovo testamento, lo può fare?”.

Il notaio risponde di si, anche perché il soggetto interessato, ovvero l’avvocato Gedina, nega con forza di averlo scritto.

“Avete in casa una macchina da scrivere?” domando a Gedina.

Ci pensa un attimo poi risponde di si: “ Non ricordo se è nel mio ufficio in villa o se…aspetti commissario, ricordo che la prese mia moglie: “ Il dottor Fasotti ne ha bisogno mi disse, ti spiace se gliela imprestiamo per qualche giorno?”.

“ Quando accadde questo fatto?”.

“Credo un paio di giorni prima che lei arrivasse alla villa, so che mi sarebbe servita per una pratica da trascrivere, ma non essendo urgente avevo deciso di rimandarla”.

Torniamo nella villa e domando se ci sono novità, Perino mi risponde  di chiamare Stresi è all’ospedale di Mondovì, dove ha eseguito l’autopsia sulla domestica.

“ Bene dottore mi dica, qualche novità?”.

Il dottore conferma che è stata uccisa da un proiettile sparato a distanza ravvicinata: “Senza esitazione posso dirgli commissario che la pistola è di piccolo calibro, quelle che usano le donne, tanto per capirci”.

( Continua)

Miss country girl

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Questa sera vi presento una ragazza deliziosa, esponente di spicco nel mondo del country, miss Mikol Frachey

 

      

 

 

 

        

 

 

 

 

           

 

 

 

 

     

 

 

 

     

La villa del mistero ( nono capitolo)

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Riassunto: Il commissario Berardi e Perino indagano sui misteri di una villa dove sono ospiti, causa una tormenta di neve. Dal principio notano delle stonature nel suicidio di Adele figlia del proprietario, e dal comportamento del medico di famiglia Fasotti, il quale non ha eseguito nessuna autopsia sul corpo della ragazza, inoltre non ha permesso al padre di vedere il corpo della ragazza. Nel contempo una domestica di nome Betty è scomparsa dalla villa, il commissario scopre che era in cinta. I due poliziotti subiscono un attentato per mano sconosciuta, il fucile che ha sparato si trova all'interno della villa. Berardi con l'aiuto anche del domestico Umberto, apre la bara non ancora tumulata, e la sua ipotesi che all'interno si trovi il corpo della domestica trova conferma. Un misterioso personaggio è andato dal notaio consegnando un falso testamento, spacciandosi per Gedina, proprietario della villa. Ma quest'ultimo debilitato da una malattia e dalla neve che cadeva, era nella sua stanza.Una confessione di Gedina svela che la domestica scomparsa, Betty, era sua figlia nata da una relazione al di fuori del matrimonio. Le due ragazze sono quindi sorellastre. Il punto è trovare Adele, che è ancora viva. Fasotti e la consorte di Gedina vengono condotti nella questura di Mondovì con l'accusa di omicidio e rapimento di Adele. Il fidanzato di Betty, giace nascosto in una stanza segreta accudito da Umberto e da sua moglie, anche lui è stato oggetto di attentano, ed è vivo solo per miracolo, Berardi sospetta che abbia visto gli assassini della sua ragazza.

 

La perizia calligrafica conferma che la firma è falsa e che i caratteri scritti sul foglio sono uguali a quella della macchina da scrivere usata  dall’avvocato. Quindi se ne deduce che chi ha redatto il falso testamento vive in questa villa.

Due indiziati ma nessuna prova certa. Posso tentare il classico bluff con Fasotti, è lui il più debole rispetto alla moglie di Gedina.

“ Fasotti, è inutile che copra l’assassino di Betty, oramai sappiamo tutto della sua complicità, la signora Elsa ha parlato!”.

Lui mi guarda con occhi spiritati, poi scuote la testa urlando che non è vero, lei non avrebbe mai parlato: “ Mi ama, capisce commissario…mi ama…non mi scarica come fossi carta straccia…non credo affatto alle sue parole!”.

Tiro dalla tasca un foglio piegato in due:” Faccia come vuole, qui c’è la deposizione della sua amante con tanto di firma, lei è nei guai seri, molto seri. Oggi stesso la farò trasferire alle Nuove a Torino, con l’accusa di omicidio, di falso in atto di ufficio, tentato omicidio a tre persone di cui due sono tutori della legge”.

“Non sono stato io commissario, perché non mi vuole credere?”.

“Allora mi dica chi è stato? Di cosa ha paura?”.

“Della mia vita, lei non sa di cosa sia capace questa persona…stupido io che sono cascato nella sua tela malvagia”.

“Faccia il nome Fasotti, e gli prometto che farò in modo che le sue accuse non siano così pesanti”.

Scuote la testa, si alza e si siede diverse volte sulla brandina, poi crolla come un bambino che ha paura della punizione della mamma.

“Va bene gli dirò tutto…non posso più tacere”.

“Bene Perino, siamo arrivati a capo di questa ingarbugliata indagine, se devo essere onesto però la soddisfazione di arrestare l’assassino lascia il posto allo sgomento e all’incredulità”.

“Purtroppo l’animo umano è intriso di malvagità e la mente se è debole si lascia trasportare da questo sentimento. Come la prenderà il povero padre? Inoltre, commissario lei non ha accennato che la figlia morta era in cinta?”.

“Avrebbe aggiunto altro dolore, ho preferito tacere”.

Domando un permesso al questore di Mondovì di portare alla villa sia il medico che la sua amante:” Ovviamente ho bisogno di alcuni colleghi, l’assassino è nascosto all’interno di quell’abitazione ed è armato”.

Guardo la planimetria della villa  e cerchio con la matita dove potrebbe essere nascosto l’assassino, un soppalco situato nell’ala dove ha la stanza il medico. Al rientro in villa domando a Umberto se sapeva di questo soppalco, mi risponde che:” La botola è chiusa da anni con un lucchetto, l’avvocato aveva paura che le figlie andassero a giocare in quel posto con il rischio di farsi male”. Decido di andare a vedere, senza far rumore percorriamo il corridoio, passiamo la stanza di Fasotti e osservo la botola, poi torniamo indietro.

“Se gli occhi non mi hanno ingannato il lucchetto non era chiuso”. Il domestico conferma la mia stessa impressione.

L’indomani mattina nella sala grande della villa sono tutti presenti, domestici compresi.

Gedina è sorretto da Umberto e dalla moglie di quest’ultimo, il giardiniere con la consorte sono sulla loro destra, l’altra domestica è invece accanto a Perino. Fasotti e la consorte dell’avvocato sono seduti di fronte a me.

“Bene signori, siamo giunti alla fine di questa indagine, il quale onestamente mi lascia l’amaro in bocca, non perché l’assassino sia scappato ma bensì perché so chi è l’omicida della povera Betty”.

L’avvocato mi domanda chi è :” La prego commissario, me lo dica, voglio vederlo in faccia!”.

“Partiamo dall’inizio, l’avvocato ha due figlie, una nata dalla prima moglie e l’altra da una relazione al di fuori del matrimonio. Questa donna muore durante il parto, e lui non se la sente di abbandonarla e la porta a casa inventando una bugia. Nel corso degli anni, la prima moglie decede e l’avvocato si risposa con la qui presente signora Elsa. Le due bimbe crescono assieme, ma nessuna delle due sospettano di essere sorelle seppur di madre diverse.”

 Prendo fiato poi continuo:” Solo verso i vent’anni le due ragazze vengono informate dal padre che sono sorelle. A primo acchito sono sgomente e non credono alle parole del genitore, poi prendono atto che è la verità. Sembra una favola a lieto fine, ma nel proseguo degli anni non è così. Betty fa la domestica in casa, è una ragazza solare, ha anche trovato l’amore. Adele invece si ritrae in se stessa, parla poco, l’unica persona con cui sembrava aver legato è la matrigna, ma dura poco  quando scopre che il dottor Fasotti è diventato l’amante della donna”.

“Non è vero, lei dice il falso!” urla la donna.

 “ A questo punto qualcosa scatta nella testa della ragazza, quello di vendicarsi di tutti, in primis di suo padre, reo di averle portato a casa una sorella, la quale  rubava l’affetto del suo genitore”.

“ Commissario, ma lei crede a quello che sta dicendo?” mi domanda l’avvocato.

“Non sono  certo uno psicologo Gedina, ma non credo di essere tanto lontano da questa mia asserzione. Adele concepisce un piano diabolico, dapprima ricatta il medico di dire della sua relazione con la matrigna al padre poi lo circuisce, il medico ama le belle donne e cede tra le sue braccia. A questo punto Adele va dalla matrigna raccontandogli della liaison con il medico. La signorina Gedina viene anche lei soggiogata dalla forte personalità della ragazza che cede diventando loro complice anche  per non perdere l’amore del medico”.

Mi sembra mi manchi l’aria mentre espongo quelle che considero più che delle semplici ipotesi, chiedo a Perino di aprire una finestra.

“Assieme a Fasotti stilano un falso testamento, dove Adele sarebbe risultata l’unica erede, commettendo un grave errore: non menzionare la sorella, ma non poteva prevedere che il destino portasse a casa sua due poliziotti. Quindi è facile capire come io abbia intuito chi potesse esserci dietro a questo piano diabolico, una volta saputo che la vittima era sua sorella.  Scrive un biglietto  a Betty con l’ora dell’appuntamento, assieme alla matrigna attira la sorella nel capanno, dove avevano trascorso l’infanzia e l’adolescenza e dove Adele aveva visto i due amanti incontrarsi di nascosto agli occhi del padre. Qui le spara a bruciapelo, un proiettile solo, dritto al cuore, Betty muore all’istante.

Fuori dal capanno si trova il medico, il quale si sarebbe preso cura di portare il corpo della vittima nella stanza di Adele ma purtroppo per lui viene visto dal ragazzo di Betty, il quale non capendo cosa stava succedendo, si avvicina tranquillamente. Qui Adele spara  di nuovo, il ragazzo cade esamine, ma nella fretta che anche questo colpo si sia sentito dalla villa scappano lasciando lo sfortunato a terra. Il ragazzo si è salvato grazie a Umberto che per puro caso lo ha trovato e che lo nasconde in una stanza segreta della villa e lo cura”.

“ L’Assassina e i suoi complici, una volta rientrati in casa, vanno nella stanza di Adele, e una delle due donne, spoglia Betty e le mette il vestito preferito della sorella, il motivo di questo gesto, lo ammetto mi riesce incomprensibile, ma non è determinante al caso dell’indagine”.

“Almeno non ci accusa di aver ucciso qualcuno” esclama Fasotti.

“Quello che avete fatto è ancora più terribile, dottore specialmente per lei,  ha inscenato il finto suicidio di Adele nascondendo all’avvocato quello che era successo veramente. Ha continuato la sua commedia di finto amico, sapendo bene a quello che  mirava, ovvero come la sua amante a farvi gola era l’eredità di Gedina soldi compresi, quando sarebbe morto, e non credo di sbagliare che sarebbe stato a breve se il destino non avesse portato me e il mio collega in questo luogo”.

 

 ( Continua) 

 

La villa del mistero ( capitolo decimo)

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Riassunto: Il commissario Berardi e Perino loro malgrado vengono costretti ad indagare in una villa dove hanno chiesto ospitalità, sorpresi da una tormenta di neve dalle parte di Mondovì. Una ragazza si è suicidata, Adele, figlia del proprietario Gedina, e Betty, una domestica scomparsa. Mettendo insieme i vari pezzi, Berardi ipotizza che nella bara non ancora tumulata, vi sia la domestica e con l'aiuto di Perino e Umberto( domestico della villa), viene aperta dando così certezza alla sua ipotesi. I sospetti si concentrano sul medico di famiglia Fasotti e sulla moglie di Gedina. Il medico è reticente nel rispondere al perchè non ha permesso a nessuno di vedere il corpo di Adele. Inoltre dal notaio di Gedina, ha saputo che qualcuno ha fatto arrivare allo studio un falso testamento. Gedina confessa che Adele e Betty erano sorelle, quest'ultima l'ha avuto da una relazione al di fuori del matrimonio. La donna partorendo è morta e Gedina l'ha portata a casa sua. Berardi chiede l'intervento della questura di Mondovì e fa arrestare Fasotti e la moglie di Gedina, sua amante e complice in questo delitto. Inoltre con una planimetria riesce a scoprire dove si trova l'assassino. 

 

 

L’avvocato è incredulo a quanto sto dicendo, guarda la moglie ma lei distoglie lo sguardo, i suoi occhi sono velati di odio verso di me.

“Il falso testamento viene portato al notaio dalla stessa Adele, visto che sia Fasotti che la moglie dell’avvocato non potevano muoversi dalla villa data la mia presenza. No, avvocato sua figlia è sempre stata all’interno della villa, ho chiamato il catasto e mi sono fatto mandare una copia della planimetria della villa ed ho scoperto una cosa interessante. Il soppalco dove lei anni prima aveva fatto chiudere la botola con un lucchetto, era aperto, ed è qui che si è nascosta per tutto questo tempo sua figlia Adele”.

Chiamo un collega dicendo di andare a prenderla. La ragazza entra ammanettata, il suo sguardo va dritto al padre il quale con un filo di voce domanda se è vero quello che ho raccontato.

Non lo degna di risposta, i suoi occhi sembrano vagare in un posto che solo lei sa dove sia. Penso che il seme della pazzia l’abbia ghermita per sempre.

Poi guarda il medico e la matrigna e con aria sprezzante dice: “Siete più bravi come amanti che come complici”.

Il padre si alza, vuole darle uno schiaffo ma le forze lo abbandonano.

Ordino di portarli via tutte e tre. L’avvocato mi domanda cosa può rischiare Adele, rispondo che non lo so, con un buon avvocato potrebbe passare il resto della sua vita in manicomio, per gli altri sicuramente un bel po’ di anni in galera.

“Degli altri anni non mi importa, mia moglie Elsa è morta oggi, ma mia figlia…mi scusi se non l’ho ancora ringraziata commissario, ora se mi permette vado a chiamare un mio amico di Cuneo, fa l’avvocato…addio e grazie ancora”.

Usciamo dalla villa, la nostra auto è stata recuperata ed aggiustata. Perino si inchina e prende un fiocco di neve. Domando se è tornato bambino, mi risponde: “ Questa neve per la prima volta da quando siamo qui non è ricoperta di sangue”, poi la lascia cadere, il rumore della macchina ci allontana da quella villa e dalla sua tragedia assurda.

 

                                        Fine

Un grazie di cuore a tutti voi che mi avete seguito in questa indagine del commissario.

Persone virtuali...

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E' fantastico come vi siano persone che non si pongono la domanda: " Ciao come stai? Sono giorni che non no tue notizie è successo qualcosa?".

Una domanda banalissima, ma che denoterebbe dentro di se la parola Amicizia, quella vera con la A maiuscola.

Ma ahimè da perenne ingenuo non ricordo Mai che la maggior parte del mondo virtuale rimane tale, ossia virtuale.

Possono passare anni di conoscenza, di scambio di messaggi o chiaccherate, queste persone rimarrano sempre " virtuali" purtroppo...per loro sia chiaro.

Ammetto l'amarezza, non è la prima e ne sarà l'ultima volta che accadrà, ma farci il callo come si suole dire è molto difficile.

Ci sono diversi tipi di " virtuali", quelle che non chiedono nulla in nessun senso e quelle che in qualche modo pretendono certe cose impartendo frasi che lasciano intrevedere neanche tanto velatamente un ordine.

Il papero è allergico a certi tipi di ordini, soprattutto se non sono accompagnate da un " per favore puoi.../ ti dispiace mandarmi una foto ecc...", un minimo di educazione non sarebbe male direi.

Inoltre mio padre diceva sempre: domandare è lecito, rispondere è cortesia.

Appunto, se al terzo messaggio ti domanda se stai bene, forse una risposta la si potrebbe dare, sarebbe preferibile  del sileziono assoluto, ma evidentemente la persona " virtuale "è talmente presa da impegni che rispondere le pare tempo perso, anche solo per un amico.

Il mondo è bello perchè vario no? 

 

Come "nasce" il commissario Berardi

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Alcuni di voi mi hanno domandato da dove nasceva il personaggio del commissario Berardi, a parte leggere i “gialli” del calibro di S.Holmes, Nero Wolfe, Maigret e del Giudice Dee, direi che l’idea di creare questo personaggio è nata dall’aver visto lo sceneggiato televisivo del Commissario De Vincenzi con il grande Paolo Stoppa.

Sarebbe meglio dire averlo visto in dvd, visto che la serie è stata trasmessa nel lontano 1974.

Inoltre avevo in mente di raccontare delle indagini con un commissario, ma farlo “vivere” ai giorni nostri mi sembrava troppo scontato, troppo facile e poco “vintage”.

Ecco allora l’idea di mandarlo indietro nel tempo, negli anni bui del nostro paese, anni compresi tra il 1923 al 1945. Gli anni del fascismo, della violenza verso chi non la pensava come il Duce e i suoi devoti, dell’entrata in guerra e con tutto quello che ne consegue.

Documentarsi non è facile credetemi, ancora adesso sono alla ricerca dello stradario di Torino di quegli anni. I nomi di molti corsi  o vie sono cambiate da allora, ed è facile cadere nell’errore vanificando il racconto che uno scrive.

Ma parliamo dello spunto che ha dato origine al commissario Berardi, tra l’altro il nome non è stato ispirato dal calciatore del Sassuolo, non sapevo manco che esistesse un giocatore con questo cognome, è stata una scelta dopo aver visionato alcuni “citofoni” nelle mie passeggiate, ed alcuni di loro sono stati personaggi nelle indagini che avete lette.

Il commissario De Vincenzi è una serie televisiva poliziesca prodotta e trasmessa dalla Rai sul in due stagioni distinte nel  1974  e nel 1977.

La figura del commissario Carlo De Vincenzi (cinquantenne funzionario di questura, sorta di antieroe) era ispirato al personaggio letterario creato dallo scrittore Augusto De Angelis, autore negli anni trenta di una serie di  romanzi di genere poliziesco che risultarono invisi al fascismo e purtroppo per l'autore patì le persecuzioni del regime tanto da morirne nel 1944. Alcuni dei suoi scritti vennero pubblicati o ripubblicati postumi ad inizio degli anni sessanta, e da essi furono ricavate le serie televisive con taglio dello sceneggiato di stile teatrale-televisivo.

Le sceneggiature dei diversi episodi erano ambientati, come i romanzi polizieschi da cui erano ricavati, nell'Italia degli anni trenta posta sotto il regime fascista.

Nella prima serie De Vincenzi è in forza alla Questura di Milano, è scapolo (in un episodio compare una nipote) e vive con una governante, Antonietta (interpretata da Gina Sammarco); il suo principale collaboratore è il Vice Commissario Sani (Franco Ferri).

Nella seconda serie, invece, De Vincenzi, che in tutti gli episodi non nasconde la sua avversione per il regime, è trasferito a Roma per l'intervento del Questore (Renzo Giovampietro), suo antico commilitone, che così gli evita un trasferimento punitivo a Carbonia. In questa serie De Vincenzi è ospite presso la Sig.ra Biagini (interpretata da Anna Miserocchi), una musicista appassionata di astrologia che si informa sulle indagini in corso e dà suggerimenti. Alla Questura il suo aiutante è il Vice Commissario Renzi (interpretato da Valentino Macchi).

 

Come potete notare anche il commissario Berardi non nasconde affatto la sua avversione verso il fascismo, e nonostante i “capoccioni” sia locali che a Roma lo sappiano, non possono fare altro che prenderne nota e esprimere un rammarico in tal senso, ma con senso di giustizia non prendono provvedimenti, perché sanno che il commissario è ligio e integerrimo nel suo lavoro .  

A come collaboratori, Tirdi e Perino, due validi agenti, Mamma Gina , proprietaria di una trattoria e che tratta Berardi come se fosse un secondo figlio, e Maria, la fidanzata conosciuta in un’indagine. Nella sua lotta contro la criminalità hanno fatto la comparsa  alcuni personaggi esistiti realmente, a partire dal Ministro della Giustizia Farinacci, ad arrivare al Direttore del Museo Egizio di Torino.

 

 

 

 

 

 

 

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